100 x a Bottazzo

100 x a Bottazzo
Foto by Roberto Furlan

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Semplicemente fa-vo-lo-so!



Semplicemente fa-vo-lo-so! Una serata veramente unica con condizioni meteo strepitose per un Jama-Bottazzo-Jama indimenticabile. L’appuntamento con Fabio mio fratello è per le 16.50 a Jama e già in automobile mentre mi avvicino, dalla metà in su il costone del Monte Carso, dalla cima a San Servolo mi appare completamente bianco, segno che la neve è scesa ripetutamente e si è fermata sulla natura di questo luogo. Andiamo su per la Linea Verticale, quella che passa per la Vedetta di Crogole, segue il sentiero 1 e lo abbandona per il bianco-azzurro fino a uscire sulla Sella del Parapendio e poi al Ricovero. Il percorso è uno spettacolo forse perché mai mi è capitato di vedere gli alberi che guardano il mare così carichi di neve e per terra quasi 20 cm di neve compatta. 
Le luci colorate della città si fanno vedere in di traverso dei rami luccicanti e non occorre la zipka perché il candore del manto fatato è sufficiente a illuminare il nostro cammino. Per il momento il vento è rimasto a Jama e non c’è alcun fastidio nel sollevare la fronte per guardare le nostre sagome perdersi nel crepuscolo e mescolarsi alla neve che sta cadendo. Ma appena usciamo sulla Sella il vento ci sfregia il volto lanciandoci negli occhi scintille argentate. Se più sotto mi sono soffermato a fotografare la religiosa presenza raccolta nella bianca coperta, adesso il passo si fa veloce per raggiungere il Riparo e non mancare di ricordare al tempo che siamo passati anche di qua. Le impronte a terra ci dicono che oggi non siamo stati gli unici, almeno fino alla Sella del Monte Carso. Raggiungerla col fiato sospeso è vera poesia perché il fascio di luce che illumina il nostro piccolo intorno affascina oltremodo; l’entusiasmo ci prende e ogni tanto ci lasciamo andare a qualche grido a conferma che è tutto vero. Le impronte se ne vanno in discesa verso il fondo del Crinale e il 46 siamo noi a deflorarlo, anche questo è un piacere aggiunto. Se normalmente il sentiero è ostico per i suoi salti, le sue radici, i suoi sassi e il ghiaione talvolta è preferibile per una veloce discesa, adesso è uno spasso unico, la sensazione è quella di essere in alta montagna e di scendere fuori pista in un ambiente puro e selvaggio. Gli alberi da questa parte non si sono colorati di bianco, il vento non ha dato loro il tempo di imbellettarsi ma il resto è una distesa omogenea che noi col nostro ardire interrompiamo a piè sospinto. Bottazzo ci attende, stavolta con un insolito silenzio perché il vento quaggiù disturba ed è provvidenziale il riparo della Baracca per sigillare il nostro passaggio. Il libro resta aperto per un ansimante passaggio successivo che mentre si riprende sfogliando gli autografi del ieri e dell’oggi, ci concede il saluto per il nostro rientro. Ci  beviamo la risalita in ciclabile spingendo sui bastoncini e poi lungo i soliti solchi che fendono l’ispessirsi del manto nevoso accenniamo qualche passo di corsa per andare incontro in maniera fanciulla alla gelida carezza dell’insistenza nivale. Come sempre le luci in fondo, stavolta oltremodo opache, fanno strada alla nostra uscita dalla Valle, un’uscita trionfale, per una serata speciale e da ricordare. Mentre scendiamo da Moccò abbiamo il tempo per ripensare alle emozioni che abbiamo provato in queste due ore veramente regalate alla nostra esistenza e per suggellare il tutto non c’è niente di meglio del far tintinnare i boccali di birra che alziamo, con un largo e complice sorriso, davanti all’esterrefatto barista del Premuda, che sicuramente non ha capito, forse confuso dal nostro fradicio aspetto, la realtà del nostro essere felici, Prosit!

MERCOLEDI’ 16 GENNAIO 2013 - Luciano Comelli
 

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