100 x a Bottazzo

100 x a Bottazzo
Foto by Roberto Furlan

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Epilogo


Com'è diverso l'animo umano! C'è chi venderebbe anche la madre per mettersi in mostra, per salire sul carro dei vincitori e sventolare una bandiera che non gli appartiene e chi, all'estremo opposto, se ne sta in disparte e parla solo quando viene il momento... e questo è il nostro caro amico Luciano, che puntuale, immancabile arriva con un suo intervento per mettere in luce qualcosa che si esprime in modo personale, intimo, dimesso ma non per questo non importante, anzi... Pubblichiamo con gran piacere, come sempre quanto ci comunica...
grazie Luciano, sei una pedina fondamentale del nostro essere...

BOTTAZZO, 20 MARZO 2013

Cari amici centogiornisti,

domani è il 21 marzo, il primo giorno di primavera e l’ultimo, il centesimo di questa bellissima rincorsa iniziata il 12 del 12 del 2012 alle ore 12. Il Librone parla chiaro del successo che ha avuto questa 3^ follia degli incommensurabili amici de Le Vie del Carso, basta leggerne i numeri e sfogliare i dati sulle pagine ogni giorno più umide, per il tanto sudore lasciatovi ma anche per le intemperie che hanno contraddistinto questi giorni scanditi per lo più da pioggia, vento e neve; il sole si è ricordato solo ogni tanto che anche lui è parte della vita di questo nostro piccolo universo. Di sudore ne è rimasto tanto anche lungo i sentieri per e da Bottazzo, soprattutto quelli in salita, sulle cui balze sono rimaste impresse anche le emozioni più forti e vive.
La maggior parte di presenze le ho fatte al buio riscoprendo un mondo, quello notturno, e soprattutto un modo di vivere la natura che si cela, ormai sopito da decenni, da quando bambino avevo cominciato ad avere paura del buio ovvero dei misteri che avrebbe potuto contenere. Fantasia, soltanto atavica fantasia che mano a mano gli occhi di queste notti cercavano di riprendersi, io invece scoprivo la realtà di un silenzio fatto soltanto di piccoli, fuggevoli rumori e di piccoli, impercettibili bagliori.
Ma tutte le sensazioni, le impressioni, le emozioni vissute e provate in questo periodo le ho riportate su un diario moooolto personale che appena riuscirò ad attivare il mio blog vedrete pubblicato assieme a qualche significativa foto, così se avrete piacere di riprovare qualche sensazione che mi auguro abbiate anche voi provato in questi giorni potrete dare un’occhiata.
Oggi è il 99° giorno utile della “ sfida “, per me e per altri sei compagni di “ fuga “. Tranquilli, so che di sfida non si è trattato ma di fuga sicuramente sì ed è bello pensare ad un’evasione totale dalla oppressione quotidiana; non vi dico quante volte, approssimatomi  all’inizio del cammino, il mio grido d’entusiasmo si è levato alto in cielo e il largo sorriso si è trasformato in lacrima emotiva.
La mia compagna più fedele è stata Perla, la cagnetta che per 65 volte ha annusato in lungo e in largo tutti gli odori della Valle e dintorni, a lei che non so se potrà mai comprendere il significato di tutto ciò ho riservato e riserverò tutte le coccole di questo mondo. Che dire della mia compagna di vita che volente o nolente, ( propendo più per la prima ipotesi ) è venuta, con me ma anche senza di me, per 50 volte a Bottazzo. Il mio è stato un intimo piacere, forse non del tutto manifestamente espresso, ma i 100 giorni di Bottazzo hanno fatto bene anche all’amore.
Domani è il 21 marzo, il primo giorno di primavera e l’ultimo, il centesimo di questa bellissima rincorsa iniziata il 12 del 12 del 2012 alle ore 12, ebbene, il mio centesimo giorno l’ho consumato oggi. La 99^ firma per me vale 100 ! Mi fermo qui.
Sin dal primo giorno mi sono detto che stavolta, a meno di accidenti vari ( come per il M.Carso e il Cocusso ), avrei fatto tutti i 100 giorni. Ma un po’ alla volta, scandendo i giorni e le notti, si è fatta strada in me la consapevolezza di questa mia decisione: mi sarei fermato al 99° giorno. Mia moglie mi ha detto subito “ te son tuto mona “, mia figlia, scuotendo il capo mi ha dismostrato la sua perplessità, mio figlio, al contrario, ha esclamato “ grande! “. A quale delle tre reazione dare ragione o torto, forse a nessuna delle tre perché l’unica realtà che conta è l’idea personale che mi sono fatto per decidere di rinunciare alla 100 ^ firma.
Se uno non ha problemi fisici e di salute, se uno ha tempo a disposizione ( leggi è in pensione ), se uno non lo ha ma lo trova rinunciando a fare altre cose ( leggi come il sottoscritto ), se uno trova di che condividere l’idea con degli amici, se uno è appassionato di natura in generale e dell’ambiente alpino in particolare, se uno, come già detto, sente il bisogno di evadere dallo stress di ogni giorno, se uno ha un minimo di volontà, se uno ha tutte queste possibilità non farà fatica ad andare per 100 giorni consecutivamente fino a Bottazzo; potrà andarci anche 200 volte o anche di più, basta che ne abbia semplicemente voglia.
Da quasi 40 anni vado in montagna e sono salito su diverse cime, perché l’idea principale di chi va in montagna è quella di …conquistare assolutamente una vetta e non semplicemente il godersi la montagna standoci, in un bosco, sulla riva di un ruscello, sdraiato su un prato a primavera, beandosi delle suggestioni di un ambiente innevato. No! Bisogna salire la vetta del monte costi quel che costi. L’Everest insegna, dove già sulla via normale hanno trovato la fine tanti alpinisti che proprio per quel “ costi quel che costi “ non hanno né voluto né saputo rinuciare. In quasi 40 anni di montagna tante volte ho preferito rinunciare alla conquista di una vetta per riconquistare il diritto a tentarne la scalata la volta successiva. Ma quanto mi è stata di peso quella rinuncia? Assolutamente niente perché ero preparato anche a quella eventualità. Quanto mi sarà di peso la mancata centesima presenza a Bottazzo ? Niente,  perché “… se uno ha tutte queste possibilità non farà fatica ad andare per 100 giorni consecutivamente fino a Bottazzo; potrà andarci anche 200 volte o anche di più, basta che ne abbia semplicemente voglia. “ ; ma avrà la forza di rinunciare a un passo dalla…vetta ? Bottazzo, come la montagna rimane al suo posto, sono io che mi sposto a mio piacimento, che decido di morire a 1 metro dalla cima o di andarci in altra occasione, quando mi sarà concesso. Ogni giorno la vita ci riserva delle rinunce più o meno accettate, un amore impossibile, un acquisto importante, una promozione facile, un viaggio straordinario, un lavoro che, ahimè, viene a mancare; ma quanto siamo disposti a mettere sul piatto pur di non perdere l’oggetto del desiderio ancorchè di necessità? La nostra vita? Chissà, forse anche sì. Allora è meglio tenere da parte una cartuccia, la centesima, da “ sparare “ in altra occasione, potrei averne maggior bisogno.
Amici, vado a concludere ringraziandovi tutti della splendida compagnia, è stato un viaggio stupendo.

Un caloroso abbraccio
LUCIANO COMELLI
C.A.I.-S.A.G. MUGGIA

P.S. : Venerdì 22 marzo, di mattina, sarò a Bottazzo per prendere un aperitivo, se qualcuno
          ha piacere di farmi compagnia ci vediamo intorno alle 11.00

2 commenti:

  1. Carissimo Luciano, come vedi ho pubblicato il tuo scritto... l'ho letto intensamente e con lentezza, volevo entrare in quello che ci comunichi per capire il tuo messaggio fino in fondo... Non riesco però a sopire un mio pensiero e quindi te lo devo scrivere... Vedi, amico nostro, rispetto massimo per quanto affermi, ma dentro di me c'è qualcosa che mi dice altro. Io non sono molto d'accordo con te, credo non sia giusto sprecare niente nella nostra vita, nemmeno una cartuccia da poter giocare, come dici tu, un'altra volta. Saper rinunciare a un sogno per non mettere in pericolo la propria esistenza è un gesto da grandi, da anime che sanno gustare la vita e il suo essere effimero, ma quando questa terribile condizione non è determinante per il nostro agire, io credo che quel qualcosa per il quale si è dato il cuore, debba essere portato a termine, proprio per il rispetto che a questa cosa abbiamo attribuito, per il piacere di finire, di completare ciò che abbiamo iniziato. Io penso che di insoluti questo mondo sia arcipieno, mentre di cose ben fatte, portate fino in fondo con tenacia e entusiasmo ce ne siano ben poche. Forse, nonostante abbia assaporato ogni tua parola, mi può esser sfuggito qualche messaggio ancora più profondo del tuo scritto, il cuore dei tuoi pensieri... ma ripeto, pur inchinandomi davanti a una scelta come la tua, ritengo che essere "un grande", come ha detto tuo figlio, è sapere che "lì" puoi comunque eventualmente ritornare, anche se hai saputo completare un ciclo, forse proprio per avuto il coraggio e la forza di farlo... darsi un premio personale qualche volta non fa male, è solo e tutto nostro, perchè siamo noi che ci siamo messi in gioco e nessun altro... Grazie comunque per farci sempre partecipi del tuo io interiore, una miniera preziosa da aver orgogliosamente amica...Nadia

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  2. Ho letto e riletto più volte quello che scrivi. Io ho affrontato la 100 giorni alla giornata. Ho saltato un appuntamento a Botazzo già il secondo giorno, poi mi sono appassionato alla "sfida" e sono stato presente ogni giorno tranne le ultime tre settimane quando, per me, la "stagione ciclistica" ha preso il sopravvento anche sulla Valle più bella... In questi 100 giorni ho scoperto e riscoperto posti nuovi e già noti, ho corso, ho camminato e ho pedalato a Botazzo. Anch'io mi sono avventurato spesso di notte, anzi, prima dell'alba. Quante volte sono stato a firmare di mattina prima che il sole sorgesse e che spettacolo camminare o correre nella natura silenziosa e oscura!
    Come te cammino in montagna da tanto tempo e come te ho tante volte rinunciato ad una vetta, essenzialmente per prudenza, magari dopo aver fatto centinaia di chilometri in macchina, ma la cosa non mi è mai pesata perché ho apprezzato quel luogo in altri modi. La tua scelta di rinunciare volontariamente alla centesima firma però non mi trova d'accordo. La tua "rinuncia" ha lo stesso valore di conquistare una vetta. Come il primo in vetta si distingue per valore o coraggio, altrettanto lo fai tu, marcando la "diversità" rispetto a chi è arrivato al traguardo dei 100. E' un modo per primeggiare, per esprimersi in modo diverso, per marcare e rendere nota una scelta controcorrente.
    Con rispetto e la massima stima.
    Andrea.

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